Tratto da Pisanotizie.it

Si è tenuto ieri nella sala consiliare del Comune gremita, l’incontro informativo sull’istallazione della nuova stazione radiobase alla Cagnola. Presenti i rappresentanti di Arpat e Asl per spiegare i motivi del parere positivo. Intanto l’amministrazione ha affidato a Polab lo studio di una pianificazione del territorio, ma i dubbi dei cittadini per la salute restano

Un’assemblea pubblica in una sala consigliare gremita, quella che ieri si è tenuta al Comune di Calci per rassicurare, informare e tentare di rispondere ai dubbi dei calcesani sull’istallazione di una stazione radiobase in località “la Cagnola”, nelle immediate vicinanze del nuovo campo sportivo.

Una localizzazione, quella concordata con il gestore Telecom che non piace ai residenti, preoccupati per le ripercussioni sulla salute, tanto più che gli impianti sportivi sono prevalentemente frequentati da bambini e ragazzi.

Nel tentativo di rispondere alle proteste dei cittadini l’amministrazione comunale ha invitato i soggetti coinvolti nella fase decisionale, per rendere note le norme vigenti in materia, i motivi dei pareri positivi dati da ARPAT e dalla Asl all’installazione dell’infrastruttura e per discutere di ciò che concretamente è possibile contrattare col gestore in merito alla scelta del sito.

Gli impianti di telefonia mobile sono definiti dalla legge come opere di urbanizzazione primaria: una definizione che pone una serie di limiti alla possibilità delle amministrazioni comunali di porre un veto sulla scelta dei luoghi dove collocare le antenne. Fatto salvo il rispetto dei limiti di emissione stabiliti dalla legge, infatti, il comune deve garantire al gestore condizioni ottimali di copertura.

Per questo motivo nel caso specifico della prossima istallazione a Calci non è possibile proporre a Telecom di spostare il luogo concordato in località “Paduletto”, che oggi ospita altri tre gestori di telefonia mobile.

È vero però che le amministrazioni comunali, secondo quanto indicato dalla legge, possono dotarsi di piani per la localizzazione delle antenne in grado di garantire l’efficace copertura della rete da parte dei gestori e il più basso livello possibile di campi elettromagnetici a tutela della salute degli abitanti.
Un percorso questo avviato dal Comune di Calci che ne ha affidato la stesura alla Polab srl, azienda che opera nel settore dell’eletromagnetismo ambientale e che ha già realizzato in questo campo la pianificazione per il Comune di San Giuliano.

La scelta della localizzazione alla Cagnola è frutto di un procedimento avviato nel 2004 e che ha già ottenuto i pareri positivi dell’Arpat e dell’Asl. Ed è l’ingegner De Rosa, responsabile del settore urbanistica ed edilizia privata del comune di Calci, a difendere l’operato dell’amministrazione: “Fino a questo momento la pratica si è svolta in conformità con la legge e attraverso un confronto con i gestori, con cui è stato concordato che ogni istallazione e ogni modifica dovrà essere discussa a un tavolo di concertazione. È bene sapere che esistono sentenze del TAR e del Consiglio di stato che in caso di controversia hanno affermato le ragioni dei gestori”.

A spiegare le ragioni del parere positivo dato dall’Arpat a questa discussa installazione sono l’ingegner Mossa Verre, responsabile del Dipartimento provinciale Arpat di Pisa, e dall’ingegner Ballerini, esperto del settore. Un parere tecnico quello dell’Agenzia basato sulla realizzazione di un modello matematico atto a simulare le emissioni che si verificheranno una volta che la stazione radio sarà attiva e che, al passaggio nella fase operativa, sarà verificato con sopralluoghi e controlli a sorpresa.

E se lo studio condotto dall’Arpat rileva emissioni che non superano i valori di attenzione fissati dalla legge a 6 v/m per frequenze comprese tra 3 e 3000 MH (corrispondente al caso in questioni), sottolineando anche come l’area dei campi sportivi sarà, nel raggio di azione del campo elettro magnetico, quella meno esposta, mentre l’edificio soggetto a maggiore impatto registrerà fra i 3,5 e i 4 v/m, i cittadini presenti non appaiono affatto rassicurati, né disposti a rinunciare al loro standard qualitativo di vita.

Così come del resto l’assemblea non riesce a rassicurare gli intervenuti sulle possibili conseguenze sulla salute. Perché se, come ha spiegato il dirigente dell’Unità Funzionale ISPAN dell’Usl 5, il parere positivo accordato si basa su un principio di precauzione che in caso di emissioni superiori ai 3 v/m attiva una richiesta di intervento sull’impianto per diminuirne le emissioni, che si trasforma nella richiesta di verifica di un’eventuale cambio di localizzazione se le emissioni si avvicinano ai 6 v/m, è anche vero che “l’inquinamento elettromagnetico non è ancora perfettamente conosciuto a livello sanitario”.

E proprio alla luce di questa lacuna conoscitiva appare comprensibile il timore dei residenti. Una preoccupazione sostenuta da quanto dichiarato dal dott. Turco della Polab srl: “Non sono un medico, ma da fisico vi dico che a mio parere i campi elettromagnetici fanno male. Indubbiamente si deve tener conto dell’intensità e del tempo di esposizione. Su questo argomento la comunità scientifica si divide, ma il mio parere è che l’esposizione a 6 v/m sia nociva”.

La richiesta più pressante proveniente dalla sala resta quella dell’individuazione partecipata di un sito alternativo, più idoneo e più sicuro all’istallazione di una stazione radiobase, che ospiterà con ogni probabilità non solo Telecom ma anche Vodafone, che ha già avanzato la propria richiesta. Ed è il dottor Turco a rendere noto che poche settimane fa Wind ha stipulato con Telecom una convenzione di mutua ospitalità. Appare plausibile, dunque, pensare che a breve anche questo gestore si farà avanti con la medesima richiesta.

E dal pubblico, da un giovane ingegnere delle telecomunicazioni, viene avanzata una proposta: “Perché non collaborare tutti insieme per individuare altre soluzioni? Quali ad esempio la possibilità di posizionare le antenne sulla catena collinosa che circonda il paese. In questo modo otterremo la copertura di tutto l’abitato con un campo di esposizione pari a 0. Per quello che mi riguarda metto a disposizione le mie competenze e il mio tempo”.

E anche l’Arpat rilancia la propria disponibilità a studiare soluzioni di configurazioni delle antenne, in particolare di quella Vodafone, in grado di abbattere ulteriormente le emissioni.

Sembra dunque essersi aperta a Calci la strada della collaborazione, che potrebbe trovare un valido strumento, come ha ribadito il dottor Turco, nella pianificazione di tutto il territorio attraverso un’ampia partecipazione.

Autore: Francesca Parra


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