Tratto da modusvivendi.it

Gli italiani sono preoccupatissimi anzi, i più preoccupati. È quanto emerge da un’inchiesta di Eurobarometro sulla conoscenza e le opinioni dei cittadini europei riguardo all’inquinamento elettromagnetico. Ci sentiamo informati? Siamo fiduciosi o preoccupati? Siamo soddisfatti delle politiche europee in questo settore? 26.600 persone residenti nei 27 Paesi europei hanno detto la loro: nonostante più dei due terzi degli intervistati ritenga che la salute sia in qualche modo influenzata dalle linee ad alta tensione e dalle antenne per la telefonia mobile, solo il 46 per cento dichiara di essere molto o abbastanza preoccupato per i potenziali rischi sanitari e il 51 per cento si dice non preoccupato e del tutto disinteressato.

Il livello di sensibilità alla questione dei campi elettromagnetici è leggermente calato dall’ultimo sondaggio di quattro anni fa: questo tipo di inquinamento è percepito come molto meno pericoloso rispetto a fattori come la chimica, la qualità del cibo e l’acqua. Le linee ad alta tensione e i cellulari sono gli oggetti che tra tutti suscitano maggiore preoccupazione. Bisogna chiedersi però se la mancanza di informazione possa essere considerata uno degli elementi alla base del disinteresse: solo il 20 per cento degli intervistati dice di aver ricevuto informazioni sui potenziali effetti sulla salute dei campi elettromagnetici e per l’Italia questo vale solo per il 17 per cento.

Ma il nostro Paese non è solo tra i meno informati, è anche quello in cui le persone si sentono più intimorite. L’86 per cento nostri concittadini si dice preoccupata per i potenziali effetti delle radiazioni elettromagnetiche (quasi il doppio della media Ue) ed è prima in tutte le classifiche per ogni tipo di inquinamento esaminato: l’89 per cento degli italiani che hanno risposto al sondaggio considerano che le attrezzature elettriche domestiche abbiano un grande o medio effetto sulla loro salute (la media Ue è 56 per cento), il 90 per cento teme le onde generate dai computer (contro 60 per cento Ue), il 96 per cento i cellulari (contro il 67 pr cento Eu), il 95 per cento le antenne telefoniche (contro il 70 per cento Ue) e 95 per cento le linee ad alta tensione (contro il 70 per cento Ue).

Per le altre fonti di inquinamento gli italiani constinuano a mostrarsi i più impauriti: l’esposizione al sole è considerata molto o abbastanza pericolosa per la salute dal 97 per cento degli intervistati (la media Ue è 83 per cento), la qualità dell’acqua dei fiumi e dei laghi dal 99 per cento (contro il 79 per cento), l’inquinamento dell’aria indoor dal 95 per cento (contro il 78 per cento), il dumping dei rifiuti dal 97 per cento (contro l’81 per cento Ue), la qualità dell’aria dal 99 per cento (84 per cento di media europea). Il 97 per cento ritiene molto o abbastanza preoccupante per la salute la qualità dell’acqua che beve e il 98 per cento gli effetti della chimica. Come interpretare questi dati? Come il riflesso di un’ambiente più degradato che in altri Paesi? Come una naturale tendenza – tutta latina – a radicalizzare le emozioni? O forse come un effetto perverso di un sistema di informazione incapace di fornire ai cittadini una serena consapevolezza su rischi e possibilità?

AB


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