Tratto da loschermo.it

LUCCA – Elettrodotti, stazioni radio base, ma anche gli elettrodomestici più comuni presenti nelle nostre case. Spesso ci interroghiamo sui rischi dell’elettrosmog. Ne abbiamo parlato con un esperto lucchese, Gregorio Loprieno dirigente medico dell’unità operativa igiene e sanità pubblica del dipartimento di prevenzione Asl 2 Lucca.

Dot­tor Lo­prie­no, quali le cause dell’e­let­tro­smog?

“In breve, ri­pe­ti­to­ri di te­le­fo­nia mo­bi­le, e­let­tro­dot­ti, e­let­tro­do­me­sti­ci.”

E quali gli ef­fet­ti? I­ni­zia­mo dagli ormai per molti in­di­spen­sa­bi­li cel­lu­la­ri…

“La mia sen­sa­zio­ne è che sem­bra che non e­si­sta una vo­lon­tà di ef­fet­tua­re studi de­fi­ni­ti­vi in ma­te­ria. E­si­sto­no sì di­ver­si studi spe­ri­men­ta­li, ma i ri­sul­ta­ti sono i più va­rie­ga­ti. Si va dal dallo sta­bi­li­re che le onde in­nal­za­no sem­pli­ce­men­te la tem­pe­ra­tu­ra cor­po­rea al ri­te­ner­le causa di al­te­ra­zio­ni del Dna, pre­cur­so­ri quin­di di neo­pla­sie.”

Come di­fen­der­si?

“Ci sono due tipi di e­spo­si­zio­ne, quel­la vo­lon­ta­ria di chi usa il cel­lu­la­re anche molte ore al gior­no e quel­la in­vo­lon­ta­ria di chi si trova nei pres­si di un ri­pe­ti­to­re di te­le­fo­nia cel­lu­la­re senza sa­per­lo. Nel primo caso, basta usare l’au­ri­co­la­re. Nel se­con­do, con­trol­la­re lo­ca­liz­za­zio­ne e po­ten­za di e­mis­sio­ne delle onde mo­ni­to­ra­ta dall’Arpat. Come detto non e­si­sto­no studi certi in ma­te­ria, ma vor­rei tran­quil­liz­za­re chi legge ri­cor­dan­do che il po­ten­zia­le ve­ra­men­te ne­ga­ti­vo delle onde e­mes­se da un’an­ten­na sta nel suo cono su­pe­rio­re. Ov­ve­ro sotto un’an­ten­na pa­ra­dos­sal­men­te la po­ten­za delle onde è mi­ni­ma. I­nol­tre, come a molti è già noto, più il cel­lu­la­re ha se­gna­le di campo e meno e­ner­gia e­let­tri­ca sarà ne­ces­sa­ria per u­ti­liz­zar­lo.”

Di gran lunga sem­bre­reb­be­ro più no­ci­ve le onde e­mes­se dagli e­let­tro­dot­ti…

“Sì, in que­sto caso di parla di e­spo­si­zio­ni a campi dal va­lo­re di 50 Hertz ben più po­ten­ti delle onde e­mes­se da sta­zio­ni radio base o cel­lu­la­ri. Agli anni Ot­tan­ta ri­sa­le lo stu­dio dello IARC (A­gen­zia In­ter­na­zio­na­le di Ri­cer­ca sul Can­cro) di Lione che clas­si­fi­ca le onde e­mes­se dagli e­let­tro­dot­ti come 2B, ov­ve­ro po­ten­zial­men­te dan­no­se per l’uomo. Que­sto re­la­ti­va­men­te ai casi di leu­ce­mie nei bam­bi­ni. Ma le cause della pa­to­lo­gia pos­so­no es­se­re fatte ri­sa­li­re non solo all’e­spo­si­zio­ne all’e­let­tro­smog, ma anche ad altri fat­to­ri come l’e­spo­si­zio­ne o l’as­sun­zio­ne di ben­ze­ne, for­mal­dei­de o altri fat­to­ri le­ga­ti allo stile di vita.”

In­som­ma, dif­fi­ci­le ri­sa­li­re alla causa ef­fet­ti­va della pa­to­lo­gia…

“Nel caso delle onde e­let­tro­ma­gne­ti­che, come si di­ce­va, è dif­fi­ci­le ri­sa­li­re all’ef­fet­to spe­ci­fi­co che ge­ne­ra la pa­to­lo­gia tu­mo­ra­le. C’è da sot­to­li­nea­re poi che chi vive in pre­sen­za di campi e­let­tro­ma­gne­ti­ci svi­lup­pa uno stato di forte stress psi­co­lo­gi­co. All’in­sor­ge­re di una pa­to­lo­gia è fa­ci­le in­fat­ti ri­con­dur­re la causa a un a­gen­te e­ster­no, in que­sto caso alla sor­gen­te di e­mis­sio­ne delle onde. Ma bi­so­gne­reb­be in­da­ga­re anche la sto­ria per­so­na­le del ma­la­to, fat­to­ri quali la ca­si­sti­ca fa­mi­lia­re e lo stile di vita.”

Ve­nia­mo alle onde ge­ne­ra­te dagli e­let­tro­do­me­sti­ci: te­le­vi­so­ri, com­pu­ter, forni a mi­croon­de ma anche la­va­tri­ci e sem­pli­ci lam­pa­di­ne…

“E­sat­to, qual­sia­si ap­pa­rec­chio per­cor­so da e­ner­gia e­let­tri­ca ge­ne­ra un campo ma­gne­ti­co. Il ri­schio in que­sto caso è più basso e con l’a­van­za­men­to delle tec­no­lo­gie va sem­pre più di­mi­nuen­do, con la dif­fu­sio­ne degli e­let­tro­do­me­sti­ci di clas­se A a basso con­su­mo e­ner­ge­ti­co.”

In­fi­ne una sua o­pi­nio­ne sul per­ché è così dif­fu­sa la paura per gli ef­fet­ti delle onde e­let­tro­ma­gne­ti­che.

“Sem­pli­ce­men­te per­ché non ve­dia­mo le onde e ciò che è in­vi­si­bi­le sfug­ge al no­stro con­trol­lo e ge­ne­ra paura. I­nol­tre nel campo in me­ri­to ri­le­vo una scar­sa in­for­ma­zio­ne, in molti si pre­oc­cu­pa­no delle onde di una sta­zio­ne radio base o di un e­let­tro­dot­to, ma non pren­do­no in con­si­de­ra­zio­ne i campi e­let­tro­ma­gne­ti­ci ge­ne­ra­ti dai co­mu­ni e­let­tro­do­me­sti­ci. Quan­ti dor­mo­no con la ra­dio­sve­glia o il cel­lu­la­re sul co­mo­di­no ac­can­to al letto, per e­sem­pio? A­vrem­mo in­ve­ce bi­so­gno di un ap­proc­cio al pro­ble­ma di tipo o­li­sti­co, cioè più glo­ba­le, più com­ple­to.”

di Manuela Mattei


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