Tratto olaamnientalista.it

Nelle ultime settimane sono numerose le segnalazioni che la nostra Organizzazione sta ricevendo da parte di alcuni cittadini di Potenza, i quali lamentano la posa di nuovi ripetitori di telefonia mobile. L’ultima segnalazione, in ordine di tempo, arriva dal quartiere Bucaletto, dove i residenti denunciano l’innalzamento – sulla collina che sovrasta il “rione dei prefabbricati” – dell’ennesimo traliccio e delle relative antenne. Grazie agli accordi trasversali tra le compagnie telefoniche, che si scambiano il favore di ospitare sui propri tralicci le antenne del concorrente, la città capoluogo – negli ultimi anni – è sottoposta ad un vero e proprio “bombardamento elettromagnetico” dato dal proliferare di Stazioni Radio Base, dall’aumento della rete GSM di Trenitalia che nel tratto urbano della ferrovia, in zone densamente abitate, ha installato i propri ripetitori, da numerosi impianti per la diffusione del segnale televisivo, da quelli futuri legati al digitale terrestre, dalle antenne delle tante radio commerciali ed, infine, dai ripetitori che vengono utilizzati dalle forze armate e dalle forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale) a cui, ultimamente, si sono aggiunti ripetitori che consentono l’accesso ad internet in modalità wi-fi.

Di fronte a questo assoluto far west il Comune di Potenza si è ben guardato, nonostante numerosissimi annunci e promesse, di dotarsi del Piano di Localizzazione delle Antenne previsto dalla Legge Regionale n.30/2000. In più di un’occasione il Sindaco della città ed i tre Assessori all’Ambiente che si sono succeduti dal 2004 hanno dato per imminente l’adozione dell’importante strumento di pianificazione, senza poi mantenere fede all’impegno.

La Regione Basilicata – dal canto suo – doveva provvedere all’espletamento di una nuova Legge in materia in quanto il Codice delle Comunicazioni (D.Lgs. 259/2003) ha stravolto le precedenti disposizioni rendendo in gran parte inattuabile gran parte degli articoli della Legge Regionale n.30/2000, invece, oltre a rendere latitante il famigerato Catasto degli impianti, non ha mai fatto nulla per far rispettare le normative vigenti.

La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) evidenzia come al proliferare degli impianti e delle proteste di tante comunità è seguita la sospensione del monitoraggio attuato dall’ARPAB su gran parte degli impianti disseminati sul territorio regionale; le ultime rilevazioni, infatti, sono riferite a circa 3 anni fa, ed in base ai dati riportati non risultano bonificati quei siti ove è stato certificato che i limiti di inquinamento sono stati superati. Parallelamente, non si hanno notizie di iniziative della Magistratura per individuare responsabilità per queste palesi e certificate violazioni di legge.


Questo articolo è distribuito con Licenza CC (Attribuzione – Non opere derivate – Non commerciale) 4.0 Internazionale. È possibile scaricare e condividere questo articolo solo citando Polab srl come autore, e a condizione che non venga modificato né utilizzato a scopi commerciali.

Categories:

Tags:

Archivio Eventi, News e Stampa