Lo scrive MF Milano Finanza, citando una lettera di cui è venuto in possesso, nella quale Bernabè, con tono pacato ma fermo, afferma che i due provvedimenti “andranno a drenare ingenti risorse al settore delle comunicazioni elettroniche che, anche nel corso degli ultimi anni, ha garantito sviluppo e innovazione al nostro Paese, con un investimento complessivo annuo di circa 7 miliardi di euro”.
Impegno, ricorda Bernabè, che in un certo qual modo sembra interpretare il pensiero anche degli altri operatori, mai come in questo momento “rivolto anche al futuro”.
Per quanto concerne la gara sulle frequenze digitali, che dovrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, far incassare allo Stato 2,4 miliardi di euro, “si rileva che l’effettiva, completa liberazione da parte delle emittenti locali dello spettro radioelettrico da assegnare risulta alquanto incerta, atteso che”, aggiunge Bernabè nella lettera, “devono essere ancora disciplinate modalità e tempi di liberazione, la cui implementazione potrebbe condurre ad un prolungato contenzioso dagli esiti imprevedibili”.
Per far fronte ai problemi legati all’inquinamento elettromagnetico, Bernabè propone a Berlusconi un “intervento governativo mirato ad avvicinare gli attuali limiti di emissione elettromagnetica alla media europea”, in vista dell’aumento degli investimenti in infrastrutture legati all’asta.
La settimana scorsa era stato il ministro Romani a mettere in discussione la normativa italiana sull’elettrosmog, i cui limiti troppo rigidi e stringenti rischiano di impattare negativamente sullo sviluppo delle reti Lte.
di Paolo Anastasio