Nel mirino del presidente di Telecom Italia la delibera dell’Agcom sui prezzi di terminazione mobile, che riduce i margini per le telco, e il rischio di pagare troppo per un bene non ancora disponibile
Con una lettera inviata al presidente del consiglio Silvio Berlusconi e ai ministri dell’Economia e dello Sviluppo, Giulio Tremonti e Paolo Romani, Franco Bernabé, presidente esecutivo di Telecom Italia, ha puntato l’indice su due questioni che proprio non gli vanno giù: le modalità della vendita delle frequenze televisive digitali destinate alle compagnie telefoniche e la recente delibera dell’Autorità per le comunicazioni sulla riduzione delle tariffe di terminazione mobile (il corrispettivo dovuto agli operatori mobili per una chiamata sulla loro rete).

Lo scrive MF Milano Finanza, citando una lettera di cui è venuto in possesso, nella quale Bernabè, con tono pacato ma fermo, afferma che i due provvedimenti “andranno a drenare ingenti risorse al settore delle comunicazioni elettroniche che, anche nel corso degli ultimi anni, ha garantito sviluppo e innovazione al nostro Paese, con un investimento complessivo annuo di circa 7 miliardi di euro”.

Impegno, ricorda Bernabè, che in un certo qual modo sembra interpretare il pensiero anche degli altri operatori, mai come in questo momento “rivolto anche al futuro”.

Per quanto concerne la gara sulle frequenze digitali, che dovrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, far incassare allo Stato 2,4 miliardi di euro, “si rileva che l’effettiva, completa liberazione da parte delle emittenti locali dello spettro radioelettrico da assegnare risulta alquanto incerta, atteso che”, aggiunge Bernabè nella lettera, “devono essere ancora disciplinate modalità e tempi di liberazione, la cui implementazione potrebbe condurre ad un prolungato contenzioso dagli esiti imprevedibili”.

Per far fronte ai problemi legati all’inquinamento elettromagnetico, Bernabè propone a Berlusconi un “intervento governativo mirato ad avvicinare gli attuali limiti di emissione elettromagnetica alla media europea”, in vista dell’aumento degli investimenti in infrastrutture legati all’asta.

La settimana scorsa era stato il ministro Romani a mettere in discussione la normativa italiana sull’elettrosmog, i cui limiti troppo rigidi e stringenti rischiano di impattare negativamente sullo sviluppo delle reti Lte.

24 maggio 2011

di Paolo Anastasio


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