Il prof. Angelo Gino Levis commenta commenta la sentenza della Corte di Appello di Brescia che riconosce il nesso causale tra uso di telefoni mobili e patologie tumorali.
“Aspettavamo con ansia questa sentenza perché, nonostante la esauriente perizia del CTU Dott. Di Stefano, sulla quale evidentemente la Corte si era basata per emettere il dispositivo reso noto a metà Dicembre 2009, le motivazioni avrebbero potuto lasciare spazio al ricorso dell’Inail in Cassazione. Invece i tre Giudici hanno steso una sentenza assolutamente esemplare nella quale la loro decisione di riconoscere il nesso causale, o per lo meno concausale, tra l’uso di cordless e cellulari e la grave patologia con conseguente invalidità del Sig, Marcolin non potrebbe essere meglio motivata e documentata.
La sentenza riassume in modo preciso l’entità e la durata dell’uso per motivi professionali dei telefoni mobili da parte dell’interessato, ripercorre minuziosamente il decorso, l’esito e le conseguenze della malattia (neurinoma del trigemino) e giustifica la decisione sulla base di un esame critico della letteratura sulla relazione tra uso dei telefoni mobili e tumori alla testa, dimostrando che i Giudici si sono perfettamente impadroniti della materia.
Il dato forse più rilevante è la risposta che i Giudici danno alle pricipali contestazioni fatte dai legali dell’Inail:
1) il fatto che i neurinomi indotti dall’uso dei telefoni mobili finora documentati siano solo neurinomi del nervo acustico e che manchino dati riferiti al trigemino non inficia la rilevanza del caso vista la co-localizzazione dei gangli da cui si diramano i due nervi cranici, situati entrambi in una regione definita e ristretta dello spazio endocranico, certamente interessato dalla emissione elettromagnetica dei telefoni mobili;
2) la pretesa scarsa numerosità dei dati di Hardell è ingiustificata: non solo i dati di Hardell sono molto numerosi e gli incrementi di rischio per i neurinomi ipsilaterali sono statisticamente significativi ma, a differenza dei dati “negativi” ciatati dai consulenti dell’Inail che si riferiscono a casi con latenze brevi, incompatibili con i tempi di sviluppo dei tumori in questione, i dati di Hardell coprono latenze ben maggiori (fino a 10-15 anni) e, pertanto, sono molto più probanti;
3) infine, e questa è proprio la “ciliegina sulla torta”, gli studi “negativi” dell’Interphone varati dalla IARC, che i consulenti dell’Inail richiamano nella loro perizia, sono notoriamente cofinanziati dalle ditte produttrici di telefoni cellulari, mentre gli studi di Hardell, Kundi e Khurana sono indipendenti e quindi molto più credibili.
I Giudici richiamano anche una interessante osservazione del CTP Dott. Grasso che evidenzia la particolare gravità del rischio di tumori alla testa (anche cancri estremamente invasivi e non solo tumori benigni ai nervi cranici) da uso dei telefoni mobili. Grasso segnala che, sulla base dei dati della letteratura, gli incrementi di rischio stimati da Hardell e collaboratori sono maggiori persino dei rischi per vari tipi di tumori (leucemie, cervice uterina, ecc.) nei sopravvissuti alle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasahi!
La conclusione dei Giudici secondo i quali “appare evidentemente integrato il requisito di elevata probabilità che integra il nesso causale richiesto dalla normativa” sembra proprio, alla luce delle motivazioni che la sostengono, una conclusione molto difficilmente ribaltabile”. Sono felice per il Sig. Marcolini, che seguo da anni e del quale conosco le sofferenze provocate dall’uso prolungato dei telefoni mobili, e spero vivamente che questa sentenza diventi uno strumento utile anche per i tanti altri che si trovano in analoghe situazioni, provocate da esposizioni a campi elettromagnetico non ionizzanti.”
Prof. Angelo Levis
Padova 20 febbraio 2010.