Tratto da Libertà, 15/02/2010
In due articoli di Libertà di giovedì 4 febbraio Arpa ed il Centro Tematico regionale per i campi elettromagnetici spiegano di aver sotto controllo il rapporto tra nuove tecnologie (dal digitale terrestre alle nuovi reti wireless) e lo studio dei campi elettromagnetici. A tal proposito la Dott. ssa Violanti, nell’obiettivo di ridurre il “digital divide” in zone particolari, ove ancora oggi non arriva né il cablato né l’Adsl, attesta che “Arpa sta esercitando un ruolo attivo con la regione per modificare il quadro normativo necessario, dialogare con gli enti locali e con i gestori per la miglior pianificazione territoriale, con i cittadini per gestire situazioni di disagio o di effettiva criticità. Per questo siamo impegnati in un costante presidio del territorio e controllo del processo tecnologico con le campagne di monitoraggio dei campi elettromagnetici prodotti dalla telefonia mobile nel comune di Piacenza e nei Comuni della Provincia”.
Ebbene, se questo voleva essere un messaggio rassicurante non ha raggiunto, almeno per noi, l’obiettivo sperato.
Lo sfacelo causato, infatti, dal Comune di Piacenza in primis ed a ruota da molti Comuni della provincia con l’autorizzazione di una quantità indescrivibile di antenne di telefonia mobile in ogni dove, senza alcuna pianificazione territoriale ed alcuna “trattativa” con i Gestori, ha portato alla situazione che è sotto gli occhi di tutti. Nella sola Provincia di Piacenza sono nati svariati Comitati per chiedere la delocalizzazione di taluni impianti anche perché scoprire che certe antenne potevano, sin dalla fase autorizzativa, essere allocate in zone più lontane dalle abitazioni garantendo ugualmente il servizio ai Gestori, è paradossale (è il caso dei 3 Gestori in pochi mq. di terreno a S. Agata di Rivergaro).
Arpa, in questi anni di “Antenna selvaggia” si è limitata purtroppo a fare solo l’organo di controllo delle emissioni, ad avvenuta installazione degli impianti ed è sempre rimasta su una linea di comunicazione dove, se dai monitoraggi effettuati i parametri rilevati erano inferiori alle cifre stabilite dalla Legge, (es. 6 V/m x i campi elettromagnetici da stazioni radiobase) nessuno doveva obiettare alcunché. Peccato che, come sempre avviene, a distanza di anni, già oggi la Comunità Europea abbia messo in discussione tali parametri, alla luce del proliferare di nuove fonti di inquinamento elettromagnetico.
Ci fa piacere sapere che, per quanto riguarda il digitale terrestre per la TV in futuro, nonostante 110 ripetitori, avremo un quarto delle emissioni di onde rispetto ad oggi (benché per un certo periodo analogico e digitale convivranno) ma ciò non ha nulla a che vedere con le antenne di telefonia mobile e rassicurarci che il WiMax e Lte saranno tecnologie monitorate, alla luce di quanto osservato sino ad oggi, ci lascia quantomeno perplessi.
Fortunatamente sul territorio è nato più di un Comitato ed alcuni Comuni si sono resi conto che oggi hanno strumenti per non dover più accettare passivamente quanto chiesto dai Gestori, si può pianificare; i Cittadini stessi stanno cominciando a capire che i rischi alla propria salute non nascono dall’ avere più di 6 V/m nella propria abitazione ma dal convivere quotidianamente con dosi infinitamente più basse da quelle che Voi reputate rischiose.
Oggi un po’ di letteratura sull’argomento c’è, la medicina studia l’esponenziale crescita di malattie neurologiche (dal neurinoma del nervo auricolare ad alcune forme di tumore) o di sterilità soprattutto nei soggetti giovani. Nei Registri tumori in Italia, accanto alle discariche ed agli inceneritori sono stati inseriti anche gli elettrodotti ed oggi le stazioni radio-base (a Piacenza ovviamente no, non abbiamo avuto un registro tumori neanche convivendo 20 anni con una centrale nucleare!).
Partendo dalla considerazione che negli ultimi decenni l’esposizione ambientale a fonti CEM è aumentata costantemente, che oggi il cittadino è molto più esposto ad una complessa moltitudine di campi elettrici e magnetici di diverse frequenze, che queste apparecchiature senza filo (cellulare, Wifi/Wimax, Blutooth, Dect ecc.) possono avere effetti negativi sulla salute umana, una Risoluzione del Parlamento Europeo del 2 aprile 2009 ESORTA LA COMMISSIONE A PROCEDERE CON LA REVISIONE DEI LIMITI CEM FISSATI DALLA RACCOMANDAZIONE 1999/519/CE e chiede alla Commissione di iniziare, nel corso della legislatura 2009-2014 un programma ambizioso di biocompatibilità elettromagnetica.
Saremo lieti pertanto di invitare il Dr. Fabbri e la Dott. ssa Violanti al prossimo convegno che, annualmente organizziamo con esperti del settore per capirne di più in materia ma chiediamo, sin d’ora, che l’impegno futuro di Arpa non si focalizzi più su puri monitoraggi matematici ma che, nell’ottica del “principio di precauzione”, tenga conto anche di altri fattori ambientali e antropici, che abbia un ruolo più determinante nella fase pre-autorizzatoria degli impianti, che avvalli anche i piani di delocalizzazione in situazioni di criticità e che abbia più voce in capitolo sulle attività di pianificazione territoriale (PTCP compreso). Solo quando ci sentiremo più tutelati, infatti, avremo ancora credibilità in tale Agenzia.
Rete dei Comitati Elettrosmog della provincia di Piacenza
Comitato Antenne Rivergaro – Niviano