Vicende giudiziarie come quella del Comune di Potenza confermano e ribadiscono ulteriormente quanto sostenuto dalle Istituzioni coinvolte durante il convegno di Roma del 6 febbraio “Elettromagnetismo e avanzamento tecnologico”: è necessario che i Comuni si dotino di percorsi pianificatori inoppugnabili, uniformi e codificati.
Il TAR Basilicata, nel caso specifico, ha accolto il ricorso di un gestore contro il Comune, che aveva disposto la «sospensione dei lavori di tutti gli impianti di cui non risultano ultimati i lavori e di quelli di cui il titolo abilitativo risulti efficace o presentato alla data del 5 novembre 2019».
Il TAR ha infatti obiettato che “alcun termine della disposta sospensione è espressamente indicato dalla nota medesima, […]. Neppure può assumere valenza, a tal fine, l’aver fissato il venire meno degli effetti di sospensione in coincidenza coll’approvazione del piano di localizzazione degli impianti, ai sensi dell’art. 7, co. 1, del regolamento di cui è cenno. In senso contrario, infatti, occorre osservare che l’art. 6 del medesimo regolamento procedimentalizza le sole fasi istruttorie volte alla predisposizione del regolamento, ma non individua il termine ultimo entro cui tale normazione deve essere approvata dal Consiglio comunale, sicché anche il rinvio ob relationem a tale fase risulta inidoneo a colmare il già rilevato deficit di determinazione del lasso temporale massimo di durata del provvedimento.”
Quello messo in campo dal Comune infatti si rivela un iter non adeguato e il parere del TAR conferma la necessità ormai impellente di pensare strumenti chiari per la pianificazione comunale: strumenti in grado di supportare la realizzazione delle reti sia per la qualità dei servizi sia per la minimizzazione dei rischi per i cittadini.